martedì 11 settembre 2012

Monsieur Lazhar e i dilemmi della Scuola





Sembra che la scuola sia sempre più rappresentato come una angolazione privilegiata da cui osservare problemi, dolori e dilemmi etici di fondo del nostro tempo. Dopo Detachment, è uscito nelle nostre sale cinematografiche Monsieur Lazahr. Come le recensioni hanno messo in evidenza lo stile con cui si trattano i temi in questo film è essenziale, sommesso, mai apodittico, aperto al dubbio. Sempre di più sono convinto che quello che conta nei film non è la trama o le tesi che vengono sostenute, ma ciò che l’estetica complessa e corale del film (la recitazione, la regia, la sceneggiatura, la fotografia, ecc.) lascia allo spettatore e che spesso lo spettatore non sa rappresentare in altro modo che consigliando o non consigliando di andare a vedere un film, senza ridurlo a categorie che gli stanno strette.... Come ogni forma d’arte. Quindi mi permetto di consigliare questo film. Magari di consigliarlo, questo film canadese, oggi che inizia l'anno scolastico da noi in Italia e prima di mettersi a discutere del comportamento caso della prof. Giuseppina Valido di Palermo, cui la Cassazione ha comminato, dopo 5 anni e tre gradi di giudizio, 15 giorni di carcere per la punizione inferta  (scrivere  100 volte "sono deficiente") ad uno studente colto a compiere un grave atto di bullismo nei confronti di un compagno (seconda media). Violento è giudicato il professore per abuso del suo potere disciplinare.  L’Italia come il solito si schiera polarizzandosi a favore dello studente maltrattato o a favore dell’insegnante e tutti hanno ragione, tutti hanno torto. Mi colpisce il comportamento della famiglia del bulletto, mi colpisce l’incapacità della scuola di risolvere il problema al suo interno, mi colpisce che il bulletto (o la sua famiglia?) non sia perseguito per il danno psicologico inferto al compagno (cui si impedisce l’entrata al bagno accusandolo di essere effemminato, all’età di 11 anni!). Insomma un tema da trattare con la delicatezza sofferente di cui dà prova il film Monsieu Lazahr anziché affidarlo alle argomentazioni degli avvocati, alle carte bollate e alle sentenze dei giudici. Quando si arriva a questo punto, forse, qualsiasi decisione è sbagliata se non altro perché 5 anni di processi hanno lasciato senz'altro un segno su tutti i protagonisti, questo è certo. In ogni caso, sommessamente, consiglierei a tutti i protagonisti, ma soprattutto alla famiglia del bulletto, di andare a vedere questo film. E magari, poi, “il dibattito”. 

1 commento:

  1. La scuola italiana si sente suggerire rigore e qualità. Detto così potrebbe sembrare che tutto tenda verso una scuola efficiente ed in grado di affrontare e gestire problemi.
    Invece no.
    Il rigore e la qualità si perseguono intensificando la cosiddetta disciplina e il cosiddetto impegno nello studio. Il ragazzino bulletto evidentemente ha meritato una sanzione disciplinare; il suo atto violento viene sanzionato con una punizione violenta. Questo è educare? Penso di no, penso che questo è applicare rigore malinteso. Ma se la famiglia non avesse intentato un ricorso possiamo pensare che la scuola (dirigente, consiglio di classe e di istituto, collegio docenti) avrebbero programmato un intervento mirato ed efficace?
    Difficile a dirsi.
    Facile invece, costatare che a livello di prevenzione di atti di (piccolo) bullismo non si fa nulla.
    La famiglia ha molte responsabilità; qui però si tratta di qualcosa che mette in discussione i rapporti tra i ragazzi, e la scuola dovrebbe saper gestire queste situazioni.

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