Quest’anno complicato, per molti versi così penoso, per altri versi così entusiasmante, che ha già cominciato a finire in Australia e che nelle prossime ore finirà per tutti gli abitanti del globo, merita un saluto. Sempre di più, scorrendo i mesi, ha assunto le sembianze di un ponte sospeso verso un futuro che non riusciamo ancora a scorgere ma sul quale siamo incamminati in tanti, individui, famiglie e popoli. Come nella nostra cronaca politica italiana, nel mondo sono troppe le cose che stanno cambiando velocemente per poter essere pessimisti o ottimisti. Forse curiosi, perché curioso lo sono, e data l’accelerazione degli eventi qualche cosa riusciremo forse a vedere, o almeno a intuire, oltre questa fitta nebbia. Ed è inutile scorrere le pagine in fretta, saltare alle ultime pagine, perché non ci sono ultime pagine ma è tutto uno scorrere, rapide di una piena.
Intanto bisogna avere un punto di riferimento ravvicinato, come nella nebbia appunto, qualche elemento che ci possa far sentire vicini alle folle di donne, uomini e bambini che in India si stanno stringendo intorno alla loro Amanat, portatrici di una nuova consapevolezza che dice basta ma che guarda anche al futuro, ultime (per quest’anno) testimonianze di un contraddittorio e difficile, ma pieno di speranze, rosario di “primavere” che si ostinano a considerarsi primavere. Se la fanciulla che abbiamo imparato a chiamare Amanat è come un agnello sacrificale, in Pakistan Malalala, che con il suo impegno e il suo sacrificio ha innescato mobilitazioni mai viste, è stata con la sua semplicità una eroina. Giovane ragazza la prima, bambina di 14 anni la seconda, sono loro che ci prendono per mano in questa nebbia? Mi piace sentirmi spiritualmente vicino ai milioni di persone che sono usciti dalle loro case per seguirle, mi piace che ci siano tra loro tante donne e tanti bambini che chiedono istruzione, che affermano la loro dignità, che indicano a viso aperto la strada per uscire dalla nebbia. Non dobbiamo essere così frettolosi, come se provassimo vergogna, a voltare la pagina delle altre primavere che ci sono state quest’anno, come se il pessimista che è in noi si fregasse le mani contento delle difficoltà che si sono trovate di fronte. Mentre il globo continua il suo giro portando a tutte le popolazioni la fine dell’anno e consegnando loro l’inizio dell’anno prossimo, dobbiamo essere pronti a non far cadere dalle mani di ciascuno di noi, il tesoro che ci viene consegnato, come nel gioco di “anello mio bell’anello”, a mani giunte nelle nostre mani giunte.
Sento il bisogno di un “testimone” vicino che mi passi l’anello, o almeno la sua speranza. E ne riconosco diversi, alcuni conosciuti da qualche tempo, altri scoperti quasi per caso anche in questi ultimi giorni, angeli che mi sfiorano e, come nel segno di pace, condividono per un attimo il loro sogno perché diventi il mio sogno, per poi scomparire nella nebbia, con un sorriso.
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