domenica 20 dicembre 2015

Due anni dopo....



Foto Franziscus

Sono passati più di due anni dall'ultimo mio post. Per tutto questo tempo "Sotto il pelo dell'acqua" è rimasto sospeso, in attesa, pur continuando a ricevere visite di sconosciuti che chissà come ci capitavano. Nauseato dal torrente di opinioni che spazzano i media ho apprezzato il valore del silenzio e della ricerca delle domande più che delle risposte. Più o meno questa sensazione l'ho sintetizzata così in uno dei miei tentativi poetici:

Stupendamente straniere

Parliamo, nuove
Scoviamo domande
Le risposte verranno
Stupendamente straniere.

Oppure:

Parole smagate

Parole si sono fermate
Intorno si sono guardate
Si sono voltate smagate
Da strano silenzio stranite
E nude si son percepite
E vergognose e sole
E solo parole

Lanciare opinioni sul blog non mi è sembrata la cosa migliore e più adeguata a questo stato d'animo.

In questi due anni, intanto, la mia vita personale è entrata in una fase di forti cambiamenti e anche il mondo sta cambiando più di quanto sono in grado di rendermi conto.  Curare il blog mi è sembrato un impegno pretenzioso. Si tratta di un luogo pubblico, in fondo, rispetto al quale mi sento  responsabile. 
Ma il significato stesso della parole "responsabilità" ha bisogno di una attenta rivisitazione in queste mutate circostanze personali e del mondo (quello piccolo che mi circonda immediatamente e quello vasto popolato da una moltitudine infinita di enti, persone, azioni e reazioni visibili e invisibili).  

Un paio di eventi mi hanno spinto a rivisitare questo blog e a prendere in considerazione l'idea di curarlo di nuovo, in questa fragile terra di mezzo tra ciò che è "privato" e ciò che è "pubblico", tra ci che è piccolo e ciò che è esteso. 
Per essere sinceri, improvvisamente mi mi sono reso conto che esso... mi era mancato mancato! Con tutta la labilità dei luoghi virtuali è pur sempre un modo di tracciare segni, che è una attività tipicamente umana, un modo per trasformare l'immediatezza della mia piccola esperienza personale in uno "spazio altro", mobile e incerto, che si muove "sotto il pelo dell'acqua". Un modo anche per riflettere supponendo un ascoltatore simpatetico, anzi una miriade di ascoltatori noti ed ignoti tanto simpatetici da assumersi, in casi estremi, la pena di dirmi "ma che stai dicendo?" o per trovare magari sconosciuti compagni di avventura. 
Ho riguardato il blog e nell'insieme non mi è dispiaciuto. Forse non ha bisogno neppure di un restyling, anche se sarà opportuno tenere conto dell'esperienza passata e dei cambiamenti. Quindi, senza pretese, si ricomincia! 



Foto: Franziscus

A illustrazione di questo post ho inserito le foto di una scala che ho salito la prima volta quando avevo due anni, nel 1943 e 44, quando Roma era sotto i bombardamenti e io e mia madre fummo ospitati nella casa dei miei nonni a Macerata, mentre mio padre stava a Roma per lavoro, cucinandosi la cena con la carbonella, quando si trovava il carbone. Dopo aver visto e rivisto tante volte quelle scale nel corso degli anni successivi, finalmente questa estate, giocando con la macchina fotografica, le ho riscoperte,  ho riscoperto la loro eleganza ma soprattutto la ricchezza dei punti di fuga che offrivano quasi come le litografie di Escher, e le ho così riviste con occhio di bambino e  ho potuto riprendere contatto con alcune emozioni di quei primi anni di vita: il senso di mistero, le angosce di mia madre, la mancanza di mio padre, lo sfondo della guerra che non potevo capire che cosa fosse perché ci ero nato dentro e perché ero troppo piccolo per "vedere" oltre il ristretto cerchio della famiglia. 
La fotografia mi ha permesso di riprendere contatto con le mie stesse emozioni, con il mio occhio bambino, come per altri versi la poesia e, forse,  spero, questo blog. 
In fondo questo è tutto ciò che posso offrire. 




















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