Il mio post precedente voleva sottolineare non solo il coraggio di Malaia, ma anche la grande autorevolezza che le sue parole, il suo modo di porsi e di esprimersi, il suo sguardo, tutta la sua presenza, esprimevano La sua statura fisica di 1,47 e la sua giovanissima età esaltavano ulteriormente questa autorevolezza. La domanda che mi facevo era: da dove proveniva questa autorevolezza. La risposta che davo era dal suo essere portavoce di una forza nuova che a livello globale si sta innalzando dai bambini, dai giovani, dalle donne, una forza che era esaltata dalla sua fragilità fisica: si possono schiacciare tutti i fiori ma non si può arrestare la Primavera. Il suo stesso vestito, lo scialle di Benazir Bhutto, costituisce un riferimento di continuità, un raccogliere il testimone, di una Primavera che non può essere arrestata anche se si schiacciano i singoli fiori.
Ma Malaia ci ha dato anche una lezione: in modo autorevole ha tracciato uno scenario di riferimento per un programma educativo di base: riferimenti religiosi, innanzi tutto, Maometto, Gesù, Buddha, indicati come "maestri della compassione"; riferimenti all'eredità e alla direzione del cambiamento, Martin Luther King, Nelson Mandela e Muhammad Ali Jinnah (il "padre" del Pakistan); riferimenti alla filosofia e al metodo della non violenza, Ghandi, Bacha Khan (il "Ghandi pakistano) e Maria Teresa di Calcutta; e l'insegnamento del perdono, appreso dai suoi genitori. Malaia, nel momento in cui ha intimato ai potenti di sviluppare tramite l'educazione il diritto all'uguaglianza, ha tracciato un programma educativo che mi sembra dovrebbe essere preso in seria considerazione nelle aule di tutto il mondo e nelle famiglie di tutto il mondo, i pilastri di un nuovo curriculum, un curriculum che tra l'altro costringe alla riflessione sui grandi nodi etici del '900 e le battaglie politiche che intorno a questi si sono realizzate e che oggi dovrebbero essere rivisitate. Credo che molti di noi in Italia e nel mondo occidentale, educati alla non-conoscenza di riferimenti non eurocentrici, si siano domandati chi mai fossero Bacha Khan e soprattutto Muhammad Ali Jinnah (che tra l'altro politicamente non erano schierati sulle stesse posizioni negli anni '30, quando si confrontavano diverse linee sull'indipendenza e la nascita della nazione indiana e pakistana) o forse non se lo sono domandati, ma hanno glissato catalogando il riferimento ad una nota esotica. Vorrei allora fornire due citazioni di Muhammad Ali Jinnah (pescate, lo confesso, nella rete):
"Ho sempre sostenuto che nessuna nazione può mai essere degna della sua esistenza se le sue donne non stanno accanto agli uomini. Nessuna lotta può avere successo se le donne non partecipano accanto agli uomini. Ci sono due poteri nel mondo: uno è la spada, l'altro è la penna. C'è una grande competizione e rivalità tra questi due poteri. Ma c'è un altro potere più forte di entrambi, quello delle donne" (Discorso al Islamia College for Women, 25 Marzo 1940)
e
"Noi siamo vittime di costumi diabolici. E' un crimine contro l'umanità che le nostre donne siano ammutolite all'interno delle quattro mura delle case come prigioniere. Non c'è in alcun luogo una sanzione per la deplorevole condizione in cui le nostre donne devono vivere" (Discorso al Meeting of the Mulsim University Union, 10 Marzo, 1944).
Credo che se prendiamo i riferimenti di Malaia non come richiami di comodo, se non le facciamo il torto di aver voluto fare un discorso di un opportunismo ecumenico per far passare il suo messaggio, ma li prendiamo sul serio, siamo costretti ad affrontare di petto molti luoghi comuni e a considerare, alla luce del nuovo movimento globale di cui Malaia si è fatta autorevole portavoce, anche il difficile tema del pluralismo. Il curriculum che Malaia prospetta per l'education del 2000 non è una passeggiata tra le nuvolette del new age globale, ma un percorso di sviluppo, di allargamento di visione, di apprendimento allargato.
A ben vedere l'autorità di Malaia e il suo insegnamento non nasce solo dal nuovo movimento sociale e culturale e dall'onda lunga dei movimenti del '900 da lei richiamati, ma anche dalla tribuna delle Nazioni Unite da cui lei è stata invitata a parlare. Non bisogna sottovalutare, come fosse orpello di convenienza, i suoi ringraziamenti iniziali alle autorità, a cominciare dal Segretario Generale Ban Ki-Moon. L'autorità e l'insegnamento di Malaia sono parte di una battaglia politica globale sull'educazione, sui diritti delle donne, sulle nuove frontiere dell'uguaglianza nel mondo di oggi, dove chi ha responsabilità di governo, tutte le autorità e tutti i cittadini del mondo sono chiamati a schierarsi.
Nessun commento:
Posta un commento