Praticare la fotografia aiuta ad osservare ciò che ci circonda e che accade intorno a noi, a scoprirlo, amarlo, e ad esprimere la sorpresa per ciò che scopriamo. Ogni foto ha una storia e racconta una storia. Si scopre così che non occorre andare lontano per trovare cose, persone e storie meravigliose.
Ain Karim è una casa famiglia di Roma, sulla Tiburtina, che ha celebrato quest'anno vent'anni di vita. Io sono entrato in rapporto con questa realtà come fotografo, nel 2015, quando ho collaborato per il nuovo sito della casa famiglia (www.ainkarim.it) e sin dall'inizio mi ha colpito l'atmosfera di calore e semplicità che vi si respira. Poi ho imparato che essa è il risultato, spesso faticoso e impegnativo, del lavoro quotidiano di tante persone e di tante sensibilità e disponibilità. Ad ogni momento, giorno dopo giorno, esse cercano la strada giusta per accogliere la sofferenza, l'ingiustizia, la solitudine e l'abbandono, elaborarli e trasformarli in rispetto, forza, consapevolezza, amore per sé e per gli altri, apertura e disponibilità alla vita. Credo che di avere capito anche che questa atmosfera speciale è soprattutto il risultato del fatto che in Ain Karim si percepisce in modo chiaro la centralità del punto di vista dei bambini: chi entra in Ain Karim impara che deve farsi piccolo accanto ai piccoli e diventare così capace di ascoltare la loro voce, di apprendere da loro e, così facendo, crescere lui stesso per aiutarli a crescere e dare loro una nova opportunità. Si ha l'impressione fortissima di essere presi per mano da loro e diventare così, con questo semplice gesto, loro....zii.
Scoprire e restituire immagini che potessero riflette questa atmosfera è stata una sfida che ho cercato di raccogliere con la semplicità, la fiducia e quel pizzico di incoscienza che avevo trovato in Ain Karim. Alcune di queste foto sono state esposte nella mostra dove si è svolta la festa per il compleanno di Ain Karim. Qui ne pubblicherò sette che penso siano nella loro semplicità eloquenti.
La foto che accompagna in apertura questo post ha una storia particolare perché è stata scattata una sera con la mia macchina fotografica e seguendo le mie indicazioni tecniche da S., una giovane ospite di Ain Karim. In questo modo la tecnica del fotografo e il punto di vista di S. si sono presi per mano immortalando un momenti intimo di gioco e scherzo tra una operatrice e un bambino. Malgrado sia quasi possibile sentire le grida di eccitazione, la foto è silenziosa e l'atto stesso del fotografare la trasforma in un momento di riflessione che interroga chi la guarda più di quanto potrebbero fare le parole.
Spero di continuare la mia collaborazione come zio fotografo per raccontare sempre meglio cosa è una casa famiglia, il lavoro complesso che vi si svolge, il dolore e la sua elaborazione, la gioia, il gioco, l'impegno, la speranza, insomma.... Ain Karim.