martedì 22 maggio 2012

Responsabilità civile

Ma la responsabilità non è solo questa brutta bestia. In molti paesi soffriamo di una crisi di responsabilità. Sono in terra nordamericana e, visto da qui, il problema della responsabilità si presenta in modo diverso. Qui, vedendo come si comportano le persone, anche immigrate, non suona retorico il messaggio che diversi Presidenti americani, in particolare Clinton, hanno posto come cardine di quello che è stato definito il patto fondante tra Governo e cittadini, la "covenante", un incontro di responsabilità che discende da un patto solenne tra Governo e cittadini: il Governo promuove opportunità, difende diritti, i cittadini hanno la responsabilità di mettere a frutto queste opportunità a vantaggio diloro stessi, delle loro famiglie, delle loro comunità, del Paese. La responsabilità nasce da un patto solenne che è in rapporto con la comune appartenenza a una comunità. La responsabilità è risposta, reciprocità, ma anche impegno basato su un patto di appartenenza, un "patto" costituzionale che unisce tutti, "maggioranze" e "minoranze", in un vincolo che non è uno dato di partenza, uno stato, ma un comportamento, una pratica. Noi siamo abituati ad affermare che ai diritti si devono accompagnare dei doveri. Lo slittamento semantico che si determina sostituendo alla parola doveri la parola responsabilità non è di poco conto, così come non è di poco conto affermare che diritti e responsabilità radicano in un patto che fonda gli uni e le altre. Anche i diritti non sono affermazioni astratte, ma opportunità. Quindi vi é un rapporto reciproco tra gli uni e gli altri. Consideriamo la grande opportunità offerta dall'istruzione pubblica gratuita in Italia e domandiamoci: corrisponde ad essa un senso di responsabilità altettanto grande che si manifesta nell'impegno allo studio dei ragazzi e delle loro famiglie, nella responsabilità di restituire la gratuità dell'istruzione alla propria famiglia, alla comunità, allo Stato? Questo esempio mi sembra illustri bene come i diritti per noi siano sganciati dalla responsabilità. I diritti sono pubblici, le responsabilità sono private. Non è solo non pagando le tasse che si ruba alla collettività, ma anche non riconoscendo questa responsabilità. Mi sembra che vi sia un elemento ulteriore che caratterizza questa responsabilità, che è la comunità. La comunità (qui) non è ascrittiva, cioè non discende dalla nascita, dai luogli, dai legami familiari. Mi sembra che sia il prodotto di questa responsabilità condivisa, sancita da pratiche sociali forti che non sono meno potenti perchè si fermano di fronte alla sacralità dell'individuo e della famiglia nucleare. Il 24 maggio si celebra qui a Boston il commencement day, o graduation day, il giorno delle lauree, insomma. Tutta la città, soprattutto la zona di Harvard, sta ricevendo migliaia di famiglie dei ragazzi e delle ragazza che si stanno per laureare, molti vengono da paesi lontani per essere qui quel giorno. Grandi spazi vengono preparati all'aperto con palchi e sedie schierate per la cerimonia. Mi sembra che sia un avvenimento pubblico e un avvenimento personale, una celebrazione di un incontro di responsabilità personali, comunitarie e civili. Penso alla diversità con le nostre sedute di laurea e alla mancanza, nelle nostre, della responsabilità civile e comunitaria. Penso alla diversità di una responsabilità basata sull'idea della restituzione, della gratitudine, del patto civico (che é cosa molto diversa dal contratto individuale o dall'idea di offerta di un servizio-fruizione di un servizio senza una idea forte, un covenant, un patto, che tenga insieme questa offerta e questa fruizione. L'idea stessa di fruizione mi sembra povera di contenuto, priva di responsabilità. Per un bel servizio fotografico del commencement day del 2010 vedi: http://news.harvard.edu/gazette/story/photo-journal/commencement-2010/

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