La composizione delle parole ci aiuta a riflettere sul loro significato profondo:
Ri - Conoscenza
Per - Donare
Alcune riflessioni dopo un colloquio con una mediatrice:
Da un po' di tempo sono arrivato a considerare la capacità di dare ri-conoscenza, essere ri-conoscenti, insieme con la capacità di per-donare (for give) (diverso dal dimenticare i torti ricevuti, al lasciar correre) delle competenze umane di base che superano il livello norme della convivenza civica e affondano le loro radici nella tenuta etica della società, ma anche nella cura del benessere profondo dei singoli, delle organizzazioni e della società, e nella costruzione della fiducia di fondo dei singoli.
Sono delle competenze riflessive per eccellenza. Non credo che possa esservi pratica e capacità riflessiva se non passando attraverso la riconoscenza e il perdono perché la riflessività è innanzi tutto esperienza consapevole di essere parte di un universo di connessioni e risonanze, e la riconoscenza e il perdono sono la strada per accettare questo essere parte (in ogni momento).
Questi sono la riconoscenza e il perdono primari, da cui si producono la riconoscenza e i perdoni per atti, persone o situazioni particolari. Ma dal particolare possiamo percorrere la strada verso la riconoscenza e il perdono primari, perché sono nostre capacità e quindi possiamo esercitarle.
Questa è la via per la percezione del nostro potere e della nostra vulnerabilità e per la comprensione "dall'interno" della nostra responsabilità, cioè della nostra capacità di rispondere avendo avuto la capacità di ascoltare.
Solo se avvertiamo simultaneamente il nostro potere e la nostra vulnerabilità e pratichiamo riconoscenza e perdono possiamo essere apprezzativi, cioè possiamo dare valore al presente, al passato, al futuro, a noi stessi e agli altri, sia che li conosciamo che se non li conosciamo, o non li conosciamo ancora, alle cose e agli eventi, al loro ordine nascosto o al loro grandioso disordine che apre le porte ai mondi possibili e all'imprevisto.
Per alcuni privilegiati si tratta di un dono naturale. Normalmente diventiamo capaci di riconoscenza e perdono attraverso una catarsi, una rivelazione, un lampo che squarcia il buio, o un dolore profondo che sappiamo accettare (purché lo sappiamo accettare).
In un caso e nell'altro possiamo però anche perdere questa capacità. Per questo essa va esercitata e sostenuta quotidianamente. Per questo dobbiamo farci aiutare ed imparare ad accettare l'aiuto, imparando anche ad aiutare gli altri ad essere riconoscenti e a perdonare.
Ho pensato a lungo a questo post, ma che, anche se non entra completamente nello spirito, almeno vi si accosta: eccola.
RispondiEliminaRingraziamento
da "Vista con granello di sabbia"
Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.
La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.
Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.
Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.
I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.
E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.
E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perchè mobile.
Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.
"Non devo loro nulla" -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.
Wislawa Szymborska
Mi scuso, nell'inserire il testo ho saltato alcune parole della presentazione; riscrivo qui.
RispondiEliminaHo pensato a lungo a questo post e non sono riuscita a commentarlo con "parole mie", allora ho chiesto aiuto ad una poesia che, anche se non entra completamente nello spirito, almeno vi si accosta: eccola