mercoledì 2 gennaio 2013

Stewardship del territorio

Vista del Velino a Rieti (dal Ponte Romano)



Alla vigilia di Natale sono riuscito a fare una visita che era da molto che mi ripromettevo: Rieti sotterranea. L'appuntamento al "ponte Romano", dove c'è una ventina di persone molte di Leonessa, qualcuna di Rieti stessa, io e Anna unici romani, pronte per il tour. Il biglietto è di 4 euro, una miseria. Bigliettaia e guida è Rita Giovannelli, che come scoprirò è l'ideatrice e l'animatrice del progetto. La visita si è rivelata un triplice viaggio: nello spazio, naturalmente, scendendo al di sotto degli edifici che affiancano via Roma; nel tempo, perché questa discesa ha svelato una storia che  è incorporata nella città, che dal di fuori è possibile solo intuire da labili indizi che un turista frettoloso non può percepire, e nel progetto stesso, nei valori, nell'energia e nella forza che esso esprime. Sono stati tre modi di accendere l'immaginazione, di capire la città e il territorio oltre l'attuale apparenza, di essere contagiati dall'amore per la città  e dalla sua energia. Solo un elemento di questa comprensione della città: dire Rieti vuol dire Salaria, la via consolare che la attraversa, vuol dire Velino, il fiume che forma il principale bacino idrogeologico degli Appennini, ora imbrigliato da dighe (come quelle sul Salto e sul Turano) o condotte di acqua (le sorgenti del Peschiera) che una volta qui formava un grande lago e che costituisce il principale subaffluente del principale affluente del Tevere, il Nera, dopo il salto di 145 metri delle Marmore.  Dire città è dire le sue acque, che possono essere le amiche e le nemiche del territorio. Viaggiare nel sottosuolo di Rieti significa viaggiare dentro questa simbiosi senza romanticismi, perché Rieti non suscita sentimenti romantici con la sua architettura severa, con i suoi bastioni calcarei a strapiombo su quella che una volta era un lago o nei periodi di secca un pantano. La nostra guida ci ha condotto anche dentro il progetto, non senza qualche insofferenza di alcuni visitatore. Questo viaggio è stato reso possibile solo grazie a un impegno appassionato di una persona che ha saputo accenderne tante altre ottenendo i permessi, i finanziamenti (scarsi, ovviamente), la buona volontà che permettessero gli scavi e l'organizzazione del progetto. Questa forma di imprenditorialità turistica capace di attivare l'ambiente e non solo di sfruttarlo, di valorizzare le tracce del passato rivitalizzando la memoria, ridando vita e prospettiva ai luoghi e alle loro popolazioni, tutto questo è "prendersi cura del territorio", un impegno che qualche volta in modo individuale, altre volte in forme più collettive, possiamo chiamare "stewardship del territorio". Quanti sono gli steward del territorio in Italia? Come li aiutiamo, come la società e le istituzioni riescono a valorizzare la loro azione spesso visionaria che non è mai fiammata di un momento ma impegno testardo nel tempo. Perché dire che la ricchezza dell'Italia sono i suoi beni naturali, archeologici, artistici, non basta. Non sono nulla questi "beni" se non trovano il loro steward, individuo o collettività,  che intorno ad essi sappia attivare il calore della memoria, dell'estetica, dell'immaginazione delle popolazioni. Le istituzioni a livello nazionale e a livello locale dovrebbero incentivare questa stewardship di singoli, gruppi e intere popolazioni.
Quante volte la signora Giovannelli, una tra i tanti, sarà stata tentata di arrendersi di fronte all'ottusità della burocrazia e alla ristrettezza di visione di chi detiene le risorse? E da dove ogni volta ha preso la forza di rilanciare, di uscire dalla sua solitudine? Chi grazie a lei ha avuto l'opportunità di dare il proprio contributo alla valorizzazione di una città  al margine delle rotte del turismo di massa e soprattutto di aiutare l'amore e la consapevolezza che la popolazione ha per il proprio territorio? Sarebbe bello raccogliere queste storie di stewardship, aprire  scuole di stewardship dove formare i giovani e innestare queste competenze su altre, aprire le istituzioni al calore di questa stewardship, far crescere le sue competenze, seminare il valore della stewardship condivisa, imparare ad amare e valorizzare il proprio territorio.
Per visitare virtualmente il progetto vedi www.rietidascoprire.it.


 



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